Una faccina simpatica, una linguaccia sempre presente che inteneriva
tutti, ma purtroppo quella di Layla King non era una linguaccia come
quella di tutti i neonati ma una malattia. La bimba, nata nel Missuri, è
venuta al mondo con una sindrome molto rara che non le permetteva di
tenere la lingua dentro la bocca.
Oggi, a 13 mesi, come riporta il Mirror,
per la prima volta riesce a sorridere come i suoi coetanei. Sono stati
necessari due delicati interventi chirurgici per correggere il difetto
congenito, ma finalmente oggi Layla sfoggia il suo tenerissimo sorriso.
La mamma della piccola, Danielle Youngburg, aveva scoperto
della sindrome di Beckwith-Wiedemann (BWS) mentre Layla era ancora nella
sua pancia. La sindrome causa una crescita smisurata dell'intestino che
contrae di conseguenza gli organi interni e, come in questo caso, anche
una crescita sproporzionata della lingua.
Fortunatamente gli interventi hanno avuto un esito positivo e oggi tutta
la famiglia è più serena. «Ogni volta che la mettevo a dormire tremavo
di paura», ha confessato la mamma, «La lingua, così grande, avrebbe
potuto ostruirle le vie aeree e soffocarla nel sonno».
venerdì 3 giugno 2016
Nasce con una lingua smisurata: "Rischiava di morire ogni volta che si addormentava"
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Comunali, Marchini: "Se vinco tre grandi concerti in città"
«Dopo aver vinto le elezioni faremo tre grandissimi concerti: uno a
Centocelle e vi lascio immaginare con chi, un altro a Ostia e un altro
in una zona ancora da decidere. Io voglio festeggiare con i romani,
voglio che sia la città dei giovani». Lo ha detto a Radio Cusano Campus
il candidato sindaco di Roma Alfio Marchini aggiungendo che
«l'introduzione del sindaco della notte serve proprio a questo. È uno
scandalo che tutte le biblioteche siano chiuse la notte, gli esami si
preparano la notte. I giovani saranno per me il centro, questa deve
essere una città che attrae i giovani. Nessuno ormai progetta il proprio
futuro a Roma e questo per me è insopportabile».
Migranti, Amnesty: basta rinvii in Turchia, non rispetta diritti
Assoluta povertà, diritti violati, integrazione negata: così Amnesty International descrive la situazione dei rifugiati in Turchia,
chiedendo all'Ue di "interrompere immediatamente i piani di rinvio dei
richiedenti asilo sulla base della falsa pretesa che sia un Paese
sicuro". "L'accordo Ue-Turchia è sconsiderato e illegale", si legge nel
rapporto. E' una "invenzione", si aggiunge, che la Turchia sia capace di
rispettare i diritti dei rifugiati.
Secondo Amnesty, le difficoltà dell'accoglienza nel "Paese che ospita il più alto numero di rifugiati al mondo" (2,75 milioni di siriani e 400mila tra iracheni, afgani e iraniani) erano "prevedibili". I dati raccolti mostrano che solo il 4% delle 266 mila richieste di asilo registrate lo scorso anno dall'Unhcr sono state prese in carico.
La maggior parte dei profughi, quindi, rimane "in un limbo legale, a volte per anni". Nel frattempo, solo il 10% dei siriani ha avuto accesso ai campi di accoglienza, mentre gli altri vivono dispersi per il Paese, spesso senza mezzi di sussistenza, come la quasi totalità dei profughi di altre nazionalità.
Per sopravvivere, molte famiglie fanno lavorare anche i bambini. Il lavoro minorile è definito "comune" tra i rifugiati, con casi registrati di bambini anche di 9 anni. Inoltre, accusa John Dalhuisen, direttore dell'ong per l'Europa e l'Asia centrale, "la Turchia nega un pieno status di rifugiato, e con esso l'integrazione, a tutti i rifugiati non europei".
Due mesi fa, Amnesty aveva già accusato la Turchia di rimpatriare con la forza rifugiati in zone di conflitto o a rischio di violazioni dei diritti umani.
Secondo Amnesty, le difficoltà dell'accoglienza nel "Paese che ospita il più alto numero di rifugiati al mondo" (2,75 milioni di siriani e 400mila tra iracheni, afgani e iraniani) erano "prevedibili". I dati raccolti mostrano che solo il 4% delle 266 mila richieste di asilo registrate lo scorso anno dall'Unhcr sono state prese in carico.
La maggior parte dei profughi, quindi, rimane "in un limbo legale, a volte per anni". Nel frattempo, solo il 10% dei siriani ha avuto accesso ai campi di accoglienza, mentre gli altri vivono dispersi per il Paese, spesso senza mezzi di sussistenza, come la quasi totalità dei profughi di altre nazionalità.
Per sopravvivere, molte famiglie fanno lavorare anche i bambini. Il lavoro minorile è definito "comune" tra i rifugiati, con casi registrati di bambini anche di 9 anni. Inoltre, accusa John Dalhuisen, direttore dell'ong per l'Europa e l'Asia centrale, "la Turchia nega un pieno status di rifugiato, e con esso l'integrazione, a tutti i rifugiati non europei".
Due mesi fa, Amnesty aveva già accusato la Turchia di rimpatriare con la forza rifugiati in zone di conflitto o a rischio di violazioni dei diritti umani.
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Il ricovero d'urgenza non salva il gattino, lei denuncia il veterinario
Un gatto di nove mesi, portato d'urgenza in
una clinica rodigina, è morto dopo 15 ore dal ricovero, poiché nessuno
si era accorto che oltre alla zampa rotta, aveva compromessa anche la
vescica.
Lo sostiene la proprietaria, Zàira Mantovan, di Roverdicrè. Il micio, chiamato Pino, è morto in due giorni dopo visite ed esami, nonché richiesta dei veterinari di trovare un gatto donatore per una trasfusione di sangue, infine prospettando un’operazione che sarebbe costata mille euro.
Lo sostiene la proprietaria, Zàira Mantovan, di Roverdicrè. Il micio, chiamato Pino, è morto in due giorni dopo visite ed esami, nonché richiesta dei veterinari di trovare un gatto donatore per una trasfusione di sangue, infine prospettando un’operazione che sarebbe costata mille euro.
venerdì 27 settembre 2013
ZUZZURRO, SUL PALCO CON UN TUMORE: "PERCHÉ SMETTERE DI FAR RIDERE LA GENTE?"
«Lo scorso febbraio ero in tournée e tossivo sempre. Ho fatto un
controllo. Presto, la diagnosi: tumore al polmone. Molto aggressivo. Con
linfonodi» Lo racconta Andrea Brambilla, in arte Zuzzurro, che ammette
una prima difficile reazione. «Una brutta botta. Poi ho pensato che si
può guarire, son guariti in tanti. Certo ti distrugge fisicamente. Ho
cominciato la chemioterapia che alterno alla radioterapia. E ho capito
che sto meglio se lavoro. Sono debilitato, ma bisogna reagire. Penso sia
doveroso provarci. Vorrei dirlo a tutti, specie ai malati giovani:
occorrono volontà e ottimismo». «Perché dovrei smettere di far ridere la
gente?», si è detto Zuzzurro.
Poche certezze invece sulla via di guarigione. «Sono molto vaghi. Sulla
guarigione, tacciono. Io faccio lo gnorri e loro cambiano discorso. Ma
sono meravigliosi all'Istituto dei Tumori di Milano. Competenti e molto
attenti all'aspetto psicologico. Ho invitato il mio oncologo alla prima
teatrale del 15 ottobre e gli ho detto: "Guardi che se non faccio più
ridere, la colpa è sua"».
Nel frattempo prosegue con la preparazione al nuovo spettacolo "Non c'è
più il futuro di una volta 2.0", in programma per tre settimane (dal 15
ottobre) al teatro Leonardo di Milano.
Poi torna sulla malattia. «Ci sono giorni in cui mi sento bene e giorni
in cui sono stanchissimo - spiega - Capisco che il fisico non mi segue e
questo dà un senso di frustrazione. Ma bisogna reagire. È una questione
anche psicologica. Io spero di farcela a recitare tutte le sere, anche
il giorno dopo la chemio. Ho sempre cercato di far ridere la gente e
continuerò a farlo. Ma se proprio dovessi saltare una recita, so che la
gente e gli addetti ai lavori mi capirebbero. Per questo voglio
raccontare pubblicamente la mia malattia: per rispetto al pubblico e
alle persone che lavorano con me. Perché sappiano che se mi fermo non è
per un capriccio. Ho anche avuto paura che qualcuno pensasse che parlo
del mio tumore per farmi pubblicità, per attrarre spettatori. Ma alla
fine ho deciso di fregarmene. Per me l'importante è continuare a far
ridere. E non sbagliare le battute sul palco: questo mi preoccupa.
Tutt'al più reciterò seduto».
Infine sul suo rapporto con il compagno di sempre, Nino Formicola in
arte Gaspare. «È vero, ci considerano vecchi, superati, teatranti - dice
- Ma a noi la tv di oggi non piace. Quindi sì, siamo un po'
dispiaciuti, ma più di noi, il nostro direttore di banca. Non ci piace
questa equazione per cui se non sei in televisione non sei nessuno. Noi
per fortuna continuiamo a riempire i teatri. Zelig? È stato bello
tornare come ospiti per qualche puntata e non ci aspettavamo una
accoglienza così calorosa da parte del pubblico. Si vede che qualcosa di
bello abbiamo fatto negli anni».
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