Assoluta povertà, diritti violati, integrazione negata: così Amnesty International descrive la situazione dei rifugiati in Turchia,
chiedendo all'Ue di "interrompere immediatamente i piani di rinvio dei
richiedenti asilo sulla base della falsa pretesa che sia un Paese
sicuro". "L'accordo Ue-Turchia è sconsiderato e illegale", si legge nel
rapporto. E' una "invenzione", si aggiunge, che la Turchia sia capace di
rispettare i diritti dei rifugiati.
Secondo Amnesty, le difficoltà dell'accoglienza nel "Paese che ospita il più alto numero di rifugiati al mondo"
(2,75 milioni di siriani e 400mila tra iracheni, afgani e iraniani)
erano "prevedibili". I dati raccolti mostrano che solo il 4% delle 266
mila richieste di asilo registrate lo scorso anno dall'Unhcr sono state
prese in carico.
La maggior parte dei profughi, quindi, rimane
"in un limbo legale, a volte per anni". Nel frattempo, solo il 10% dei
siriani ha avuto accesso ai campi di accoglienza, mentre gli altri vivono dispersi per il Paese, spesso senza mezzi di sussistenza, come la quasi totalità dei profughi di altre nazionalità.
Per sopravvivere, molte famiglie fanno lavorare anche i bambini.
Il lavoro minorile è definito "comune" tra i rifugiati, con casi
registrati di bambini anche di 9 anni. Inoltre, accusa John Dalhuisen,
direttore dell'ong per l'Europa e l'Asia centrale, "la Turchia nega un
pieno status di rifugiato, e con esso l'integrazione, a tutti i
rifugiati non europei".
Due mesi fa, Amnesty aveva già accusato la Turchia di rimpatriare con la forza rifugiati in zone di conflitto o a rischio di violazioni dei diritti umani.
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